PIEDE PIATTO NEL BAMBINO


INTERVENTO DI CORREZIONE PIEDE PIATTO NEL BAMBINO

Questo tipo di intervento, definite di "Calcaneo-stop" viene eseguito in età evolutiva, solitamente in bambini tra i 9 e i 13 anni. Consiste nell'impianto di una vite nella parte laterale del piede, a livello del "seno del tarso", per impedire la rotazione dell'astragalo sul calcagno e garantire un miglior sviluppo del piede. Viene eseguito in anestesia locale, eventualmente con una leggera sedazione e ha una
durata di circa 15 min. Al termine dell'intervento viene applicato un gambaletto gessato, da mantenere per 2 settimane, con immediata concessione del carico.

Il paziente viene ricoverato in day surgery (operato la mattina e dimesso il pomeriggio)
Alla rimozione del gesso è consigliabile un breve periodo di fisioterapia, ma possono essere riprese le normali attività.
Nel caso di piedi piatti gravi, all'impianto della vite viene associato un altro tempo chirurgico che consiste nella trasposizione del tendine del tibiale anteriore all'interno dello scafoide, attraverso una incisione nella parte mediale del piede.
In questo caso l'intervento viene eseguito in anestesia generale e ha una durata di circa 45 min. A termine viene posizionato un gambaletto gessato per 30 gg, con divieto al carico nei primi 15 gg. Alla rimozione del gesso è sempre consigliata la fisioterapia. Normalmente la vite viene lasciata a permanenza, ma può essere rimossa dopo circa 2 anni dall'intervento, nei rari casi (circa 5%) in cui si viene a determinare un conflitto con l'osso da parte della vite stessa, durante lo svolgimento di attività sportive con intense sollecitazioni del retropiede.




POSSIBILI COMPLICANZE:

In corso di intervento:

Nonostante la massima cura ed attenzione da parte del chirurgo in corso di intervento si possono presentare delle complicazioni. Queste vengono solitamente identificate e gestite immediatamente senza inficiare le possibilità di successo terapeutico. Fra queste sono possibili:

1. danni ai tessuti molli limitrofi (es. tendini e muscoli);

2. lesioni a strutture vascolari che possono causare sanguinamenti importanti e rendere necessario una trasfusione di sangue o dei suoi derivati;

3. lesioni ai nervi che possono provocare, nonostante la riparazione chirurgica, disturbi permanenti di tipo sensitivo o motorio (ad esempio la paresi di un arto o la perdita di sensibilità di un'area cutanea). Lesioni nervose possono talvolta essere dovute a compressione,   conseguente  allo  specifico  posizionamento  che  il   paziente  deve assumere durante l'intervento; di regola i disturbi conseguenti ad una compressione nervosa sono transitori.

4. lesioni cutanee provocate da sostanze disinfettanti e/o dalla corrente elettrica.

Nel periodo postoperatorio:

1. situazioni contratturali con eversione del piede, che normalmente si risolvono con un adeguato periodo di fisioterapia: sono dovute al "lavoro" della vite contro la salienza ossea dell'astragalo;

ematomi anche importanti;

2. infezione per la quale può rendersi necessario un intervento successivo di pulizia e/o rimozione della vite;

3. rigidità articolare (specie se vi è un ritardo negli esercizi di riabilitazione);

4. cedimento parziale o totale della sutura di muscoli e tendini: questo avviene solitamente per un carico precoce del tessuto suturato;

5. cicatrici ipertrofiche o cheloidi: sono conseguenza di predisposizione genetica o di fattori locali (infezione della ferita).


QUANDO CONTATTARE IL CHIRURGO:

-  Improvviso dolore con senso di tensione o pulsazione del piede
-  Se compare febbre oltre 38 °
-  Se le dita del piede si gonfiano, cambiano colore e si ha diminuzione della sensibilità